Pensi all’assenzio, e ti risuonano in testa i versi di Oscar Wilde: “L’assenzio, come una poesia, favorisce l’amore”, o rivedi l’attrice con lo sguardo malinconico rivolto verso il bicchiere d’assenzio nel celebre quadro di Degas, e ancora immagini i maudits, i poeti maledetti, Baudelaire, Rimbaud, Verlaine che scrivono versi perdendosi nel verde intenso della “Fata verde” o del “pericolo verde”.

Sì perché così era chiamato l’assenzio. Distillato dal colore verde intenso considerato quasi una droga nella seconda metà dell’ottocento, quando era talmente diffuso da far chiamare “ora verde”, le diciassette, ora dell’aperitivo, quando i maudits si incontravano al Cafè Academie a Parigi per perdersi nei suoi fumi e cercare l’agognata ispirazione.

L’assenzio, estratto dall’Artemisia absinthium, un arbusto comune nelle zone alpine, caratterizzato da un color verde argentato e da un sapore estremamente amaro, è conosciuto per le sue proprietà toniche, eupeptiche, emmenagoghe e antisettiche.

La leggenda narra di un elisir segreto a base di assenzio e di una fata che che realizzava le sue magie utilizzando un cucchiaio traforato, un pezzo di zucchero e una fontana d’acqua fredda. Miscelata la pozione, il distillato si intorpidiva, apparivano cerchi, le onde iniziavano a risalire, si formavano turbini, mulinelli ed ecco che lo spirito ribelle e visionario della Fata verde sembrava uscire dall’acqua per prendere vita.

Lo spirito incantatore passò dagli alambicchi ai granai, dalle osterie di campagna ai caffè della Ville Lumière seducendo tutti. I poeti diventavano maledetti, gli artisti visionari e la Fata verde venne tacciata di essere una strega. 

Cominciò una vera persecuzione, ma la Fata riuscì sempre a scappare, a rifugiarsi dai suoi fedeli nelle distillerie clandestine.

Così passavano gli anni e la si vedeva uscire la sera dalle cantine segrete, o all’alba vicino a una locanda isolata o lungo i sentieri del bosco.

Per molti anni l’assenzio fu demonizzato, messo al bando e cadde nell’oblio. Oggi, però, al Castello di Monteu Roero, la “Fata verde” ritorna grazie alla passione per l’artemisia e per i distillati della famiglia Berta, che coltiva le piante officinali nel parco naturalistico intorno alla distilleria di Mombaruzzo. Nasce così in questo castello Favola Mia, un distillato profumato tra le cui note spiccano l’artemisia, l’anice stellato, la menta e il coriandolo. È l’assenzio creato dalle distillerie Berta nel rispetto della tradizione ma con un piglio moderno grazie al suo utilizzo nella mixology.

Oltre a Favola Mia, la famiglia Berti produce Il 28 di via San Nicolao, Di Mombaruzzo, Di Anisè, Di Rose e Di Nero, distillati che racchiudono profumi e aromi particolari e sprigionano sentori di mandorla, di caffè, di anice stellato, e di rosa, con un legame strettissimo col terroir in cui si trova la tenuta.

Francesca Salvago

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