Brevemente risplendiamo sulla terra (2020, titolo originale: On Earth We’reBriefly Gorgeous) è il romanzo d’esordio del poeta di origini vietnamite Ocean Vuong, edito da La nave di Teseo nella traduzione di Claudia Durastanti.

Quando mi approccio a un esordio letterario lo faccio sempre con estrema cautela: per certi aspetti è un salto nel vuoto, a occhi chiusi, senza conoscere ciò che mi attende alla fine. Dopo poche pagine, ho capito che Brevemente risplendiamo sulla terra è una scommessa vinta, perché nel romanzo di Vuong c’è ciò che un lettore desidera e molto di più. È innanzitutto una meravigliosa storia d’amore: l’amore disperato per la vita e per la libertà, ma anche l’amore struggente di un figlio per la madre, e quello doloroso di due giovani costretti a crescere troppo in fretta. Ed è anche uno straordinario romanzo di formazione, che parla di identità, di radici, della condizione degli immigrati negli Stati Uniti, e delle conseguenze della guerra del Vietnam sulle famiglie.

Protagonista del romanzo è Little Dog che, ormai adulto, scrive una lunga lettera alla madre, sebbene lei sia analfabeta e le sue parole non potranno mai raggiungerla. Anzi, proprio quella sua “incapacità di leggerla” è l’unica cosa che a Little Dog “rende possibile scriverla”. E lui la scrive nel modo più onesto in cui si possa scrivere, “da un corpo che un tempo è stato il tuo”: come un figlio.

Il complicato rapporto tra Little Dog e Rose, sua madre, è dunque al centro del romanzo. Si sono trasferiti in America nel 1990, a seguito della guerra del Vietnam, stabilendosi in Connecticut. Qui Rose ha iniziato a lavorare in un centro estetico, ma la guerra le ha lasciato dei segni indelebili e lei soffre di un disturbo da stress post-traumatico caratterizzato da episodi di violenza nei confronti del figlio alternati a momenti di dolcezza assoluta, come quello in cui si stringe addosso Little Dog per “assorbire la turbolenza dell’aereo e dunque la sua paura”. Little Dog sente di doverla proteggere, dal mondo in cui si parla una lingua diversa dalla sua e che le rovina le mani con il duro lavoro, e soprattutto da se stessa. Così, quando in un momento di lucidità Rose dice al figlio: “Non sono un mostro. Sono una madre”, lui la rassicura con una bugia rispondendole che no, non è un mostro. In realtà avrebbe voluto dirle piuttosto: “non è così brutto essere un mostro. Dalla radice latina, monstrum indicava il messaggero divino di una catastrofe”. Che cos’è un mostro, dunque? Semplicemente “un segnale ibrido, un faro: un riparo e un sistema di allarme allo stesso tempo”.

E poi c’è Lan, l’altra grande donna della vita di Little Dog: sua nonna, la madre di Rose (madre e figlia portano entrambe il nome di un fiore, Lan significa orchidea), che protegge il nipote dagli scoppi d’ira di Rose e che a volte gli chiede di strapparle i capelli bianchi dalla testa. Ancor più della figlia, Lan ha vissuto sulla propria pelle gli orrori della guerra, dal momento che era stata costretta a vendersi ai soldati americani per poter sopravvivere.

All’improvviso, quando era appena un bambino, Little Dog si era trovato a dover diventare l’interprete della sua complicata famiglia, perché né sua nonna né sua madre parlavano l’inglese ed erano ancora legate al loro vecchio mondo, quello che le aveva respinte e le aveva costrette a una vita in un mondo che non conoscono, non comprendono, e forse si rifiutano di comprendere.

Little Dog è a metà tra questi due mondi: sospeso tra il vecchio e il nuovo, desidera che qualcuno lo veda per ciò che realmente è. Ed ecco che arriva Trevor, una meteora nella sua vita, e all’improvviso “c’erano i colori, Ma’. C’erano dei colori quando ero con lui”.

Brevemente risplendiamo sulla terra è un romanzo che tocca corde profonde e lo fa con una delicatezza disarmante, che non lascia scampo. Ocean Vuong è prima di tutto un poeta, e il suo romanzo si può considerare una poesia lunga 285 pagine, una prosa ricca di immagini evocative e meravigliose. Le farfalle monarca, per esempio, che si ripresentano più volte, delicate come un battito d’ali, sono metafore della migrazione, di quelle partenze che non vedranno ritorno, perché “le farfalle che volano a sud non torneranno a nord”. E in fondo “cos’è un paese, se non una condanna a vita?”.

Ma c’è qualcosa, qualcuno che torna sempre indietro: “i figli tornano, il futuro ritorna al passato”. E Little Dog tornerà sempre da sua madre, dalla donna a cui scrive una lettera che lei non sarà capace di leggere. E continuerà a prendersi cura di lei, a cercare per lei e per se stesso la libertà tanto a lungo agognata, anche se in fondo “la libertà, almeno così dicono, non è altro che la distanza tra un cacciatore e la sua preda”.

Se siete di quei lettori che sottolineano i libri, preparatevi a tenere una matita in mano: in Brevemente risplendiamo sulla terra di poetico non c’è soltanto il titolo. Come ho già accennato qualche riga più sopra, Ocean Vuong (Vietnam, 1988) è infatti un poeta: con la sua raccolta di poesie Cielo notturno con fori d’uscita ha vinto il Whiting Award e il T.S. Eliot Prize. Come il suo straordinario protagonista, anche Vuong si è trasferito negli Stati Uniti nel 1990 e oggi vive nel Massachussets. Brevemente risplendiamo sulla terra, in corso di traduzione in 21 lingue, è un best seller per The New York Times ed è finalista ai maggiori premi letterari, tra cui il National Book Award for Fiction e l’Aspen Words Literary Prize.

Eugenia Dal Bello

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