Si è rinnovato l’entusiasmo degli italiani per la vela. All’appuntamento con l’American’s Cup la partecipazione di barche italiane non è continuativa e l’interesse del grande pubblico nostrano rischia di affievolirsi. Un Paese con tanto mare come il nostro meriterebbe una maggiore presenza televisiva della vela e di tanti altri sport largamente praticati, sacrificati invece a sua maestà il calcio.
L’American’s Cup, la più importante competizione velica al mondo, ha un fascino unico che moltiplica l’interesse mediatico quando si può tifare per scafi italiani. Fu così dalla prima volta, ormai una vita fa nel 1983, alla comparsa di Azzurra, di cui tutta l’Italia s’innamorò. Dagli Stati Uniti lo scafo dello Yacht club Costa Smeralda comandato dal mitico skipper Cino Ricci fece conoscere e seguire queste regate per la prima volta ottenendo un sorprendente seguito di spettatori nonostante la programmazione nelle ore notturne, in un paese in pieno boom economico, l’estate successiva alla vittoria dei mondiali di calcio quando l’Italia era ammirata nel mondo per moda e designer.
Ma Azzurra si fermò alle semifinali della Luis Vitton Cup, battuta da Australia 2 che poi strappò dopo 132 anni la coppa agli americani, (vincitori in Inghilterra nel 1851 dell’allora Coppa delle Cento Ghinee col vascello America, che da quel giorno diede il nome alla competizione). Negli anni seguenti, per l’Italia riuscirono a diventare dei veri challenger, degli sfidanti, il Moro di Venezia di Gardini nel 1992, e la prima Luna Rossa di Bertelli nel 2000; sempre sconfitti però dai Neozelandesi nel frattempo diventati detentori del trofeo, nelle proprie acque.
Vent’anni dopo, il ritorno di Luna Rossa, sponsorizzata Prada e Pirelli, ha colpito i tifosi non molti, dato anche il periodo di crisi. Una flessione dell’interesse superata grazie anche alla passione, alla tenacia e alle doti manageriali e di progettazione di Patrizio Bertelli, a.d. di Prada, marito di Miuccia, velista professionista in gioventù. Da quest’anno la Coppa Challenger, degli sfidanti, è diventata Prada Cup sponsorizzando completamente la competizione d’entrata per competere con i detentori in Nuova Zelanda. Le imbarcazioni si sono trasformate in affusolati bolidi lucenti che sfrecciano a 40 nodi volando sulle acque grazie a pattini alzabili, i foil, che permettono loro di danzare come ballerine a ogni virata, e di ripartire poi più veloci del vento, sospinte da potenti vele tese e performanti. Uno spettacolo futuristico ed elettrizzante seguire una regata con gli scafi scuri, come l’accattivante rosso e nero di Prada,che volano nella baia, e sono così lontani dall’elegante diporto velistico come una berlina degli anni ’50 lo è rispetto a un bolide di formula uno. Materiali, tecnologia e abbigliamento parlano di velocità, prestazioni e successo.
Gli italiani di Luna Rossa Prada Pirelli Team del Circolo Vela Sicilia di Palermo, costruita a Nembro in provincia di Bergamo e assemblata nel quartier generale di Cagliari, hanno sconfitto nelle acque Maori prima American Magic di New York e, anche grazie a questa esperienza, i fin allora favoriti inglesi di Ineos Team UK con un 7 – 1 che non ha lasciato spazio a repliche, conquistando la Prada Cup Challenger e diventando gli sfidanti ufficiali dei padroni di casa dell’Emirates Team New Zealand. Ad Auckland, dopo una nutrita presenza di pubblico durante la Prada Cup, la pandemia si è fatta sentire e ha fatto slittare di qualche giorno la partenza, ma il 10 marzo dovrebbe iniziare ufficialmente la vera e propria American’s Cup con un sogno per lo stupendo Team tricolore capitanato dal riminese Max Sirena: portare finalmente nelle acque italiane la prossima sfida. Difendere come detentori la vecchia Coppa delle Cento Ghinee dal magico fascino barocco. Vedere una Luna Rossa riflessa nel golfo di Mondello.
Fabio Conte
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