Durante il boom di “non è la RAI” le sarebbe piaciuto entrare nel mondo dello spettacolo. E invece si laurea in Psicologia, e in seguito frequenta un master in Bocconi. Vive a Milano da 12 anni, ha lavorato per diverse aziende, e da 4 anni è prevalentemente responsabile della selezione di figure manageriali presso una multinazionale. Lei è Eva Bolognesi anche Creator digitale su Istagram col nome di Eva_labolofficial. “Perché Bolognesi è il mio cognome e non volevo utilizzare il mio nome per intero”, spiega. L’abbiamo intervistata per conoscerla meglio e per farci chiarire le differenze tra influencer, blogger, brand ambassador, digital creator.
Eva Bolognesi, possiamo definirti una donna Social?
Sì, sono tanto attiva. Trascorro parecchio tempo a costruire delle relazioni virtuali che possano essere un arricchimento. Mi è capitato di parlare per mesi con persone mai viste, con le quali condividevo delle passioni, poi le ho incontrate e abbiamo attuato anche piccoli progetti insieme. Uso maggiormente Istagram. Poi Facebook, dove ho soprattutto i contatti costruiti negli anni, i vecchi amici… una sfera un po’ più personale.
Nel tuo account Istagram si legge anche press agent Andrea Iannuzzi. Da cosa nasce l’idea di avere un ufficio stampa?
Per circa 3 anni ho fatto tutto da sola su Istagram. Penso però che per essere professionale sia utile il supporto di qualcuno che ti aiuta a creare i contenuti. Ognuno col proprio lavoro, altrimenti si rischia di fare tutto e male.
Sono molto contenta di Andrea perché è super capace e sta mettendo in luce alcuni aspetti meno noti di me. Ed è ciò che mi interessava, anche perché solo con Istagram è difficile venir fuori. Poi io non sono un’influencer da 3 mila seguaci o da un milione, come quelli che lo fanno a tempo pieno, proprio come lavoro.
Blogger, influencer, brand ambassador, digital creator, ci chiarisci la differenza tra le varie figure?
La blogger su Istagram ha anche un blog. E un giorno mi piacerebbe averlo…L’influencer punta sulle esperienze condividendole con la community tramite le interazioni, attraverso il network che si crea. Dovrebbe influenzare con il proprio punto di vista.
Influencer e digital creator sono 2 figure vicine.
Il creator è un creatore di contenuti. Deve riuscire a narrare attraverso a uno strorytelling efficace. Cosa che fa anche l’influencer, sono 2 figure che si sovrappongono.
Il brand ambassador, poi, è legato a uno o più brand, ha collaborazioni durature nel tempo e ha una conoscenza approfondita del marchio. Spesso viene pagato con un compenso fisso, la differenza sta anche nel fatto che i suoi post e la sua immagine possono essere divulgati nei canali social dell’azienda. L’influencer, invece, fa delle collaborazioni spot.
Un vero influencer come nasce? E come si accredita verso i propri follower e i propri clienti?
È importante essere sinceri su abiti, prodotti di cosmesi o ristoranti. Se lo fai perché sei stato pagato si vede, si capisce che i messaggi non nascono spontaneamente. L’accordo che spesso faccio con i brand è parlarne in modo sincero: me lo mandi, lo testo, ne parlo. E se non mi piace preferisco non parlarne.
Cosa si aspettano un influencer e un blogger da Istagram?
L’influencer vorrebbe un maggior numero di seguaci, persone interessate e che interagiscono, poi è importante anche la parte economica. Per un blogger forse è più difficile ottenere un riscontro economico.
Qual è stata la chiave per raggiungere un alto numero di followers e di likes, un costante interesse e una buona audience?
Mantenere interessato il pubblico. C’è, ad esempio, una signora di Milano che, secondo me, è molto brava: fa vedere la sua vita in modo simpatico tutti i giorni, lei lavora come direttrice della comunicazione per alcuni brand, quindi è nel settore. Bisogna trovare la chiave per raccontare la quotidianità, in maniera semplice e diretta, cercando di creare contenuti sempre diversi per non annoiare. Prima del lockdown, appena salita in macchina per andare al lavoro, narravo storie velocissime sul mio outfit, coglievo attimi di normalità e quotidianità. Quindi non solo l’outfit figo per la serata! Non la vita sempre a 5 stelle, non solo il viaggio, la piscina, il ristorante.
Come ti poni nei confronti del made in Italy, del nostro artigianato, del fatto a mano?
Abbiamo delle eccellenze, dall’abbigliamento al cibo.
Sono orgogliosa quando, nel mio piccolo, posso dare un aiuto al mio Paese. L’estate scorsa ho trascorso le vacanze all’isola d’Elba e hanno scritto degli articoli su di me; in quell’occasione ho parlato di qualche ristorante e negozio: ho mostrato ciò che fanno, li ho fatti conoscere alla mia community e ai lettori degli articoli. Tra l’altro, all’isola d’Elba ho la casa da anni, sono molto legata al territorio e sono stata contenta di dare una mano. Non c’è stato guadagno economico, ma ci ho guadagnato come persona.
Ho scelto di non sponsorizzare solo i brand ma anche piccoli negozi. Tra questi Maia Fashion Street Stories, un negozio di Milano la cui proprietaria ha molta grinta ed è molto social. Ogni giorno carica stories, ricerca influencer e inventa qualcosa per pubblicizzare il suo shop, è questo il suo modo di reagire alla crisi causata dalle chiusure forzate per via dei vari decreti.
Quali sono le strategie per sviluppare Instagram nel 2021?
Mi aspetto che il digitale venga incrementato maggiormente dalle aziende e che anche chi credeva meno all’influencer marketing cominci a investirci. Ci saranno meno eventi e quindi ancora tanto digitale.
“Non copiare contenuti visti e rivisti, cosa comunque non semplice in un settore piuttosto saturo”, è una tua frase, ma da cosa trai ispirazione?
Per prima cosa devi capire bene chi sei, cosa vuoi trasmettere, cosa ti piace rappresentare e come. L’ispirazione è fondamentale e a volte può arrivare anche da un oggetto, un abito ad esempio. Poi devi prendere ispirazione da chi ammiri. Per esempio a me piace molto come Giulia De Lellis racconta i prodotti legati al mondo del beauty: spiega in modo semplice e carino come truccarsi, e non è mai noiosa. Io cerco nel mio piccolo di postare contenuti creativi. Non si deve fare il copia-incolla di altre persone. Altrimenti si rischia di essere dei cloni. E poi, bisogna tenere in considerazione la propria community e a cosa è interessata.
Foto o video cosa utilizzi maggiormente?
Mi piacciono e mi divertono molto le foto e le giornate di shooting con gli amici fotografi. Mi rendo conto, però, che i messaggi con il buongiorno, con le stories, con un consiglio alla sera vanno molto e bisognerebbe crearli giornalmente.
Stories e dirette, cosa mi dici?
Ho usato poco le dirette ma credo che abbiano un ottimo potenziale. Le ho utilizzate nello scorso lockdown coinvolta ogni settimana nel progetto di una mia amica influencer che si occupa di digital fashion. Poi ne ho girate altre, con altre persone, e mi sono divertita molto. C’è spontaneità, ti fanno domande e si va a braccio. È poi un modo per farsi conoscere maggiormente. Per quanto riguarda le stories, è bene farle tutti i giorni, coinvolgendo la community su cosa si fa, su cosa si pensa. Se non mi vedono per un po’ mi scrivono e chiedono “Che fine hai fatto”?
Per essere un’influencer bisogna amare essere fotografata. Chi ti scatta le foto? Hai un fotografo di fiducia? Preferisci sia sempre lo stesso?
Quasi sempre un mio amico, Andrea Tosi, abbiamo molta complicità e così le cose vengono meglio! Lo conosco da 20 anni, da quando vivevo a Livorno, c’eravamo incontrati lì e avevamo già collaborato. E abbiamo ripreso a lavorare insieme quando ho iniziato l’attività di influencer. Qualche scatto è anche di mia mamma, che a volte mi segue, per esempio in qualche ristorante.
Filtri, foto ritoccate… Cosa ne pensi?
Scattata e buttata lì non è molto professionale, va editata. Questo è quello che mi hanno detto alcuni fotografi. Penso che le foto vadano migliorate, un po’ ritoccate. Appena scattate sono quasi sempre imperfette. Non si tratta di foto che vanno sul nostro album personale ma devono rappresentare qualcosa. Non dico di modificare completamente i connotati del volto, ma togliere i piccoli difetti che sminuirebbero il prodotto stesso.
Quali sono gli ultimi trend di Instagram da quando c’è il problema coronavirus?
Nel primo lockdown erano tutti a casa e tantissimi in diretta. Ho notato che i contenuti erano focalizzati su “come faccio questo a casa”. Io per esempio non ho mai cucinato a pranzo e tutti i giorni mostravo i piatti preparati, e chiedevo consigli. Oppure gli esercizi ginnici e tutto quello che si poteva fare tra le mura domestiche. C’era molta condivisione.
È importante ciò che si scrive sotto una foto?
È molto soggettivo. Se hai una community molto giovane, i testi lunghi possono risultare noiosi, magari neanche li leggono, e piacciono invece le frasi d’effetto. Anche questa è una strategia: scrivere ciò che può interessare la tua community senza mai dimenticare però quello che tu vuoi trasmettere. A me non piacciono le frasi lunghe, preferisco magari fare una story in più. Le Instagram Stories sono testi, foto e brevi video (dalla durata massima di 15 secondi) inseribili nel proprio profilo in una sezione dedicata e restano visibili per 24 ore.
Si possono comprare i followers?
I BOT Instagram sono sistemi automatici che simulano il comportamento che un utente dovrebbe tenere per farsi notare, venivano utilizzati fino a un anno e mezzo fa perché gli algoritmi erano diversi. Con gli algoritmi del 2019 questo è stato impedito e sono stati bloccati tanti profili che ne facevano uso. Oggi ci sono altri sistemi per raggirare questi algoritmi che ogni tanto vengono aggiornati. Oggi crescere è davvero difficile anche perché sono tantissime le persone che intraprendono questo percorso.
I social sono un mondo che non possiamo controllare. Siamo alle dipendenze di un algoritmo che può buttarci nel dimenticatoio da un momento all’altro. Che ne pensi?
Sono d’accordo. Bisogna poi ricordare che il tuo profilo non è tuo, ma di Istagram, che può bloccarlo se non rispetti delle norme, che ti può togliere dei seguaci se ritiene non siano reali. Può penalizzare i tuoi contenuti e farli vedere meno ai followers..
Ci racconti la tua giornata tipo?
Vivendo a Milano è frenetica e spesso piena di impegni. Si parte la mattina intorno alle 8. Trascorro alcuni giorni in ufficio e in altri sono itinerante perché seguo la parte commerciale. Sono spesso in Veneto, nel Nord ovest, Bergamo, Brescia per incontrare clienti e amministratori delegati, per capire quale direzione aziendale vogliono dare e supportarli. Quindi meeting in aziende la mattina, poi torno nel mio ufficio a metà pomeriggio e finisco intorno alle 19,30. In periodi non Coronavirus mi piace andare nei ristoranti. Lo faccio sia per lavoro che per piacere, con i miei amici. Amo il buon cibo e il buon vino e grazie al lavoro di influencer ho realizzato diverse sponsorizzazioni. Mi piace provare ristoranti e condividere questo con la mia community scrivendo delle recensioni.
Il tuo abbigliamento per l’ufficio?
Classico! Sono sobria ma non noiosa. Tubini neri appena sopra il ginocchio, tailleur gonna o pantaloni, blazer e camicie colorati in estate. E tacco sempre abbastanza alto. Gioco con gli accessori: collane vistose e bigiotteria.
Cos’è per te la moda?
Mi piace leggere le riviste di moda, seguire la fashion week e scoprire le ultime tendenze. Ma adatto la moda al mio gusto e alle mie esigenze.
Clementina Speranza
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Potremmo definirlo #stylearmy. È lo stile incarnato da giacche militari, applicato anche su camicie, pantaloni e non solo. Fantasie camouflage, una tendenza che sembra essere tornata per la primavera/estate 2021.
Il tema bellico, reinventato in tutte le salse, per alcune aziende fa parte ormai di un must che si ripresenta ogni stagione. Infatti diverse case di moda vedono in questo tema un elemento stilistico che avvicina diverse fasce di clientela traducendo l’anima dura dell’abbigliamento d’assalto in capi cool.
Uno dei capi military più diffusi è la sahariana, una giacca che deriva dalle uniformi con quattro grandi tasche, le mostrine sulle spalle e la cintura elastica. C’è la versione proposta dal brand Etro, con una raffinata stampa vegetale: foglie di forme e colori diversi.
Anche se le vacanze sembrano un miraggio, molte aziende hanno pensato a un perfetto look da viaggio in stile militare, perché alla fine sognare costa poco e possiamo farlo con qualsiasi restrizione sociale.
La tendenza army è reinterpretata in chiave street style nella nuova collezione uomo Celine primavera estate 2021. Il gilet in stampa camouflage, a macchie di colore nei toni del beige e marrone, è dotato di maxi tasche applicate e dettagli da biker jacket. Si abbina a felpe in maglia, jeans strappati e sneakers in tela, in un outfit perfetto per un pomeriggio tra amici allo skate park.
Quindi, che si scelga un outfit con richiami street style come quello proposto da MSGM o più sofisticato che richiami un mood più british, l’importante è che la stagione in corso sia accompagnata da un mimetismo urbano, che a noi piace tanto e che approviamo a pieni voti.
Cristiano Gassani
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Smoking sciancrato, papillon nero e pochette bianca. Così è identificato il personaggio di James Bond. Già nel primo film dedicato a 007 la moda era protagonista: per tutti gli anni Sessanta, infatti, è stato il sarto di Savile Row Anthony Sinclair a definire lo stile dell’agente segreto più famoso di sempre. In realtà, Ian Fleming ne aveva già fatto un ritratto molto preciso nei suoi libri. Sempre in viaggio con una valigia Revelation di cinghiale usata con all’interno un abito da sera sartoriale e un completo pied de poule bianco e nero ideale per le giornate in campagna. Scarpe da golf Saxon, qualche camicia bianca di seta e altre azzurro scuro, da indossare nel tempo libero. Senza dimenticare quella da notte, rigorosamente bianca, che il personaggio preferisce al pigiama maschile. Ogni capo senza iniziali né etichette, perché anche lo stile deve essere segreto.
A distanza di anni dalla pubblicazione del primo romanzo, lo stile classico e mai banale di James Bond incontra lo streetwear con il brand di moda Throwback, fondato da Pasquale D’Avino, che ha siglato una partnership con la EON Productions, società che detiene i diritti di 007 James Bond.
“Tutto è nato dalla fortuna di esporre i nostri capi da Selfridges uno dei più importanti store al mondo, a Oxford Street a Londra. La EON Production ci ha notato e ci ha contattato proponendoci una collaborazione”, racconta D’Avino. Dopo un anno di trattative con il dipartimento americano, è stato siglato un accordo che prevede una capsule collection di momenti dedicati al più famoso agente segreto del mondo con l’artista digitale italiano Gianpiero D’Alessandro che reinterpreta le classiche immagini dall’archivio di 007 per una serie di T-shirt e felpe. La capsule contiene scene del dietro le quinte dai film Dr. No (1962), Moonraker (1979), GoldenEye (1995) e Tomorrow NeverDies (1997). Sul retro di ogni pezzo ci sono aneddoti riguardo alla produzione che forniscono ulteriori informazioni sull’universo di 007. “Ad oggi abbiamo prodotto una collezione composta da 10 stampe esclusive a marchio 007 James Bond proprio in vista del nuovo film, ma a causa del Covid, che ne ha ritardato l’uscita, abbiamo deciso di prolungare il contratto di licenza aggiungendo giubbini, giacche, pantaloni e accessori iconici”, afferma Pasquale D’Avino che, grazie alla sua idea, è stato annoverato nella classifica di Forbes tra i 100 Under 30 nella categoria Art & Style.
A tre anni dalla nascita, oltre all’accordo con EON Production, Trowback ha raggiunto anche altri traguardi come le collaborazioni con: Superga, Casio Watches, e lo storico brand di cravatte E. Marinella. La scalata è stata possibile grazie a un team di 11 collaboratori (tra 18 e 45 anni, italiani e stranieri) e al talento di Pasquale D’Avino.
Napoletano, classe 1991, cresciuto a Cercola, una cittadina ai piedi del Vesuvio, D’Avino si laurea in legge ma comprende subito che il mondo legale non è il suo futuro. Nel 2018 fonda Throwback con il supporto dell’artista Gianpiero D’Alessandro (celebri le sue precedenti collaborazioni con Snoop Dogg e quella attuale con Justin Bieber). L’idea alla base del progetto è rendere omaggio, attraverso arte, tecnologia di stampa e made in Italy, alle icone del passato, puntando sul potere dei ricordi e della nostalgia.
Uno dei punti di forza del marchio risiede nella qualità elevatissima della distribuzione: “Siamo riusciti ad avere spazi o corner in negozi come Selfridges e Luisaviaroma, dove spesso trovano barriere molto alte all’entrata anche i grandi colossi della moda. Questo testimonia l’importante lavoro che c’è alla base delle relazioni personali e della cura del prodotto. E questo, senza dubbio, è uno dei segreti dell’attuale successo di Throwback”, aggiunge l’ingegner Enrico Vascello, COO dell’azienda.
I capi sono esportati in Uk, Germania, Svizzera, Spagna, Olanda, Germania, Svizzera, Olanda, Svezia, Israele ed Emirati Arabi.
Simone Lucci
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Negli ultimi anni, un po’ per la larga diffusione dei brand Low Coast, un po’ per la diffusione di Smartphone e di Social Network, anche il Fashion System ha avuto dei mutamenti. Le motivazioni di acquisto da parte del consumatore medio sono cambiate, da un bisogno si sono trasformate in uno sfizio, ed è proprio lì che brand Low Coast, vari E-Commerce e Outlet hanno puntato il loro focus.
La continua voglia di shopping ha portato molti di noi a vendere o comprare sui vari portali on line, a volte facendo quasi un baratto.
Nasce così Vinted, dall’idea di Milda Mitkute e Justas Janauskas, una piattaforma gratuita che permette di vendere, scambiare e acquistare capi d’abbigliamento di seconda mano. Ma anche accessori per la casa, libri…
Nel 2016, il team di gestione di Vinted viene affiancato da Thomas Plantenga come consulente strategico, che da allora è CEO dell’azienda.
Nell’ottobre 2020 Vinted ha acquisito United Wardrobe, un concorrente olandese, oggi è utilizzato da 34 milioni di utenti solo in Europa, ed è un sistema consolidato e rodato. Questa caratteristica lo rende un portale ancora più innovativo e gli permette di comunicare con altri fruitori. Consente, infatti, di chiedere informazioni riguardo al prodotto al quale si è interessati attraverso un apposito forum.
Qualità fondamentale? È una piattaforma semplice da utilizzare, intuitiva.
Il nostro modo di vivere si sta notevolmente modificando e Vinted è un tassello fondamentale di questo cambiamento: The Future is now.
Cristiano Gassani
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Il ricco calendario della Milano Moda Donna dimostra l’immensa voglia da parte delle maison e degli operatori di raccontare al mondo la qualità, lo stile e la maestria artigiana italiana (e non solo) attraverso le sfilate, la rete e il digitale.
“Sono molto felice di vedere anche per questa Fashion Week la partecipazione di molti nostri soci e la presenza di nuovi brand, a sottolineare l’importanza e la valenza della settimana della moda di Milano sia pure in un momento così difficile per la nostra industria”, dichiara Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI).
In programma dal 23 febbraio al 1° marzo, la Milano Fashion Week Women’s Collection Autunno-Inverno 2021/2022 annovera 68 sfilate, 65 presentazioni e 7 eventi per un totale di 140 appuntamenti che hanno come temi chiave: l’inclusione, la diversità, la formazione, la sostenibilità, la narrazione, la digitalizzazione e il sostegno ai giovani talenti.
Le sfilate, le presentazioni dei brand, le stanze tematiche dedicate ai vari progetti e gli showroom virtuali si possono seguire sulla piattaforma digitale della Camera Nazionale della Moda Italiana (milanofashionweek.cameramodait).
Per la prima volta sono presenti nel calendario sfilate: Brunello Cucinelli, Alessandro dell’Acqua x Elena Mirò, Del Core, We are Made in Italy, Onitsuka Tiger, Fabio Quaranta, Pierre-Louis Mascia, Maxivive, Dima Leu, Münn, Budapest Select, Alessandro Vigilante, Giuseppe Buccinnà e CHB.
Moorer, Gonçalo Peixoto, Alabama Muse, Bacon, Push Button for Fila Korea, Peserico, Yatay, Canadian, OOF Wear, REVENANT RV NT, AC9, Des Phemmes e Nervi sono, invece, le new entry inserite nel calendario presentazioni, mentre ACT N°1 e Marco Rambaldi sono i due marchi supportati dal Camera Moda Fashion Trust.
“L’edizione 2021/2022 della Milano Fashion Week testimonia ancora una volta un approccio di grande flessibilità, che ha spinto tutti gli attori dell’industria della moda a sperimentare nuovi linguaggi espressivi e a cercare modi alternativi per promuovere e distribuire le grandi creazioni che contribuiscono a rendere la settimana della moda unica nel panorama internazionale – afferma Capasa –. Sono argomenti centrali: sostenibilità ambientale e sociale, formazione e sostegno ai brand emergenti, narrazione, e chiaramente, digitalizzazione. Un tema che però voglio sottolineare è l’attenzione all’artigianato, che ha più che mai bisogno di grande sostegno. In questo senso va l’accordo con Confartigianato Imprese, al nostro fianco nella costruzione di una fashion week che racconta di una filiera unica al mondo e mai così coesa”.
Infatti, sulla piattaforma digitale è valorizzata la narrazione, attraverso un progetto che per la prima volta coinvolge l’artigianato italiano, con una stanza dedicata. L’iniziativa, curata da Sara Sozzani Maino (Deputy Editor in Chief Vogue Italia & Head of Vogue Talents e International Brand Ambassador Camera Nazionale della Moda Italiana), è realizzata in collaborazione con Confartigianato Imprese, e vede protagonista il talento di 5 artigiani: Duccio Mazzanti, Alberto Bevilacqua, Vivian Saskia Wittmer, Marina Rizzini e Anna Tosi. Il progetto si è avvalso della collaborazione della Fondazione Cologni dei Mestieri D’Arte che si impegna a salvare le attività artigianali d’eccellenza dalla minaccia di scomparsa.
WE ARE MADE IN ITALY – The Fab Five Bridge Builders, sviluppato dal gruppo di lavoro di Camera Nazionale della Moda Italiana Black Lives Matter in Italian Fashion, invece, è il progetto curato da Stella Jean, Edward Buchanan, Michelle Francine Ngonmo focalizzato a celebrare i valori dell’inclusione e della multiculturalità e ha l’obiettivo di mettere in risalto il talento di cinque POC (people of color) talent che hanno a disposizione, per le loro performance creative, la piattaforma digitale e una straordinaria visibilità.
L’impegno di CNMI al sostegno dei talenti emergenti si riafferma attraverso il rinnovo della collaborazione con La Rinascente, inaugurata lo scorso settembre, a sostegno dei giovani brand del made in Italy. Nello storico edificio di Piazza Duomo, a Milano, è allestito un pop-up store per offrire un supporto reale e commerciale, oltre che mediatico, ad alcuni dei nomi più promettenti del panorama della moda nazionale, tra cui Marco Rambaldi, Fantabody, Vitelli, Gentile Catone, Themoirè, Drome, Simona Marziali – Mrz, Melampo, Sara Battaglia, Giannico e Greta Boldini.
Il progetto Designer for The Planet, alla sua seconda stagione, accoglie sei brand emergenti del Made in Italy, impegnati sul tema della sostenibilità. “A un anno esatto dall’inizio della pandemia, l’intero mondo del fashion sta sperimentando nuovi modi di mostrarsi, raccontarsi e proporsi grazie a nuovi linguaggi comunicativi ma soprattutto a innovative modalità produttive, sempre più attente al riuso dei materiali e al riciclo, in un’ottica di circolarità e sostenibilità complessiva che va dal filato al prodotto finito – spiega Cristina Tajani, l’Assessora alle Politiche per il Lavoro, Attività produttive, Moda e Design –. Come amministrazione siamo sempre al fianco di Camera Moda e di tutte le aziende che fanno innovazione, perché la moda è l’intero comparto del fashion sono e rimangono soprattutto ricerca nei materiali, nelle forme e nei linguaggi”.
Ritorna anche Budapest Select. Grazie alla collaborazione tra CNMI e Hungarian Fashion & Design Agency, per la quinta volta, 7 brand ungheresi parteciperanno alla Milano Fashion Week, con una sfilata digitale, che verrà trasmessa il 26 febbraio alle 11:00 nel calendario del Live-Stream, mentre avranno la possibilità di mostrare i loro look in passerella i brand Abodi, Cukovy, Elysian, Kata Szegedi, MERO, THEFOUR, ZIA Budapest.
Un’altra novità è l’evento dedicato alla valorizzazione delle eccellenze formative italiane, protagonista di quest’edizione è la scuola fiorentina Polimoda, con cui CNMI ha siglato un accordo di collaborazione istituzionale. La prestigiosa scuola presenta un Fashion Movie ambientato a Firenze dal titolo Human Poetics. Un percorso creativo verso un nuovo Rinascimento, che vede protagonisti 20 giovani fashion designer in altrettante suggestive location.
Inoltre a testimonianza dell’importanza per CNMI di coinvolgere sempre più i buyer nelle attività a supporto dei giovani designer, sono organizzati degli incontri virtuali tra i designer e una selezione di operatori provenienti da diverse aree geografiche.
Gli appuntamenti della Milano Fashion Week Women’s Collection sono amplificati in tutto il mondo, coprendo così in contemporanea tutte le time-zones, grazie ai partner internazionali: Kommersant Publishing House per la Russia; Tencent Video, per la Cina continentale (escluse Hong Kong, Macao e Taiwan) e The Asahi Shimbun, per il Giappone. Mentre, l’OOH streaming partner italiano, Urban Vision, li diffonderà attraverso maxischermi posizionati in punti strategici delle città (Milano: Piazza San Babila; Roma: Via Condotti/Largo Goldoni; New York: Times Square). È inoltre possibile visualizzare su YouTube i contenuti della fashion week in playback attraverso il canale video Fashion Channel.
Simone Lucci
Ph Giorgio Marcias